Kathy Rain – Recensione

Mentirei se vi dicessi che ho passato malvolentieri cinque ore a giocare con “Kathy Rain”. “Kathy Rain” è una avventura grafica punta-e-clicca vecchia scuola con inventario, oggetti combinabili e dialoghi con personaggi non giocanti. Nel gioco sono, appunto, Kathy Rain, una studentessa di giornalismo ventenne che torna dopo quindici anni nella sua cittadina di origine quando viene a sapere che suo nonno è appena morto. Là, scopre che il nonno aveva passato gli ultimi anni di vita immobilizzato su una sedia a rotelle, muto, dopo un misterioso incidente su cui Kathy decide di indagare e che costituisce il filo narrativo principale del videogioco.

Kathy Rain – Recensione: Grafica

Kathy Rain recensione

“Kathy Rain” è vecchia scuola anche nella grafica, che tende a replicare quella della prima metà degli anni Novanta, con personaggi e ambienti rappresentati in pixel art e una inspiegabile risoluzione di 320×240. La scelta di usare una risoluzione 4:3 lascia due enormi bande nere ai lati dei monitor moderni, uno spazio inutilizzato che poteva sicuramente essere sfruttato in modo più intelligente. “Odallus: The Dark Call”, un metroidvania che rappresenta la sua azione principale in uno spazio 4:3, ha scelto per esempio di usare lo spazio che avanza ai lati del monitor per dare informazioni sull’inventario del protagonista, informazioni che negli anni 80 o negli anni 90 sarebbero finite in un menù separato, in un’altra schermata. “Kathy Rain” poteva usare quello spazio per l’inventario, che invece va aperto e chiuso e copre la parte inferiore dello schermo.

Anche la pixel art presenta qualche problema. I ritratti dei personaggi sono ottimi, ma i loro sprite sono particolarmente rozzi e bidimensionali, soprattutto nelle inquadrature di profilo dove sembrano storti soldatini messi sull’attenti e visti perfettamente di lato. La qualità degli sfondi sembra nettamente migliore all’inizio, con più sfumature, più dettagli, più realismo. L’incoerenza tra personaggi piatti e sintetizzati e sfondi realistici potrebbe già essere un difetto, ma il vero problema sono gli errori di prospettiva e di coerenza di questi ambienti. Nell’immagine del cimitero che vedete qua sopra, per esempio, potete notare come il viale che va verso il cancello non diminuisca di dimensioni allontanandosi dallo spettatore (invece Kathy diminuisce di dimensioni percorrendolo). È un problema anche l’incoerenza tra la prospettiva dei luoghi e quella dei personaggi, che sono visti, come ho detto, perfettamente di lato, e le diffuse incoerenze tra le dimensioni degli oggetti degli ambienti e quelle dei personaggi. Più avanti nella storia arrivo, per esempio, in un club di motociclisti in cui gli avventori sembrano bambini che si arrampicano su enormi tavoli.

Kathy Rain – Recensione: Trama e personaggi

Kathy Rain recensione

La grafica anni 90 rispecchia la trama, che si svolge nel 1995 e mi costringe (intelligentemente) a rinunciare a tutte le comodità tecnologiche che sono apparse sulla Terra negli ultimi venti anni. In “Kathy Rain” se voglio telefonare a qualcuno devo trovare un apparecchio fisso, e se mi serve un indirizzo o un numero di telefono devo scartabellare l’elenco telefonico. La nostalgia degli anni 90 è l’aspetto più attraente di “Kathy Rain”, quello che attirerà effettivamente alcuni giocatori e li spingerà a provarlo. “Kathy Rain” è un gioco fatto nello stile delle avventure grafiche anni 90, ambientato negli anni 90 e con una storia che inizia realistica e accumula pian piano elementi sovrannaturali in stile, anche qui, molto anni 90. Non si tratta però di una storia particolarmente ben riuscita e anche questo, volendo, potrebbe essere considerato un richiamo agli anni 90.

“Kathy Rain” vorrebbe essere una storia di formazione, in cui la protagonista torna alle sue quasi dimenticate origini per chiudere i conti con un passato che per anni ha dovuto ignorare. La protagonista dovrà fare i conti con i ricordi del nonno, con la nonna che non vede da anni, con la madre, ora in cura perché malata mentale, che la trascinò via dalla città dei nonni paterni, con il padre che la ha abbandonata e il suo passato da motociclista. Dovrà fare i conti col suo passato, personale e familiare. Oppure no, perché tutto in “Kathy Rain” resta sospeso, tutto sembra piuttosto inconcludente. Scopro pochissimo del nonno, del suo rapporto col padre, vado ben poco a fondo sulle sue colpe, sulla sua intimità. Scopro pochissimo di mia madre. Scopro pochissimo anche di mio padre. E scopro pochissimo di Kathy, che si limita a essere un personaggio femminile “forte” e stereotipato: ha piercing, capelli colorati, jeans strappati, beve si ubriaca e fuma, guida un’enorme moto, è una dura che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno… perché poverina ha un passato difficile, una madre malata, un padre assente e un’altra questione che non posso anticiparvi ma che è alla fine semplicemente una delle due trovate narrative che rendono un personaggio femminile “forte” (indizio: non è lo stupro, è l’altra soluzione).

Curiosamente, si rivela un personaggio molto più interessante Eileen, la compagna di stanza di Kathy. Inizialmente caratterizzata come la secchiona ultracristiana, ordinata e bigotta, guadagna durante il videogioco alcuni tocchi di personalizzazione piuttosto sorprendenti. Intanto, non è solo una secchiona, ma è una persona intelligente che contribuisce attivamente all’indagine che Kathy porta avanti, e poi è davvero un’amica, un’amica affettuosa. E non è per niente bigotta, al punto che non ha problemi a farsi in quattro per la protagonista, una motociclista che salta le lezioni e si tiene lontana da tutte le religioni, al punto da dire con orgoglio di avere una amica che pratica stregoneria Wicca e un amico hacker. Mentre la caratterizzazione di Kathy, la dura dal cuore d’oro con un passato difficile, e la sua storia, il ritorno alle radici per chiudere i conti col passato, non diranno niente di nuovo a nessuno, sogno il giorno in cui potrò essere in un videogioco un’ultracristiana con un’amica Wicca e un amico hacker. Guardate sino in fondo il trailer alla fine dell’articolo e scoprirete anche voi perché Eileen dovrebbe essere la protagonista di questo gioco. Evito di parlare del finale, ma sappiate che gli elementi sovrannaturali esplodono clamorosamente nell’ultima parte, un pasticcio alla “X-Files” con elementi lovecraftiani, doppelgänger e chi più ne ha più ne metta. Elementi che non ricevono adeguata chiusura nella (piuttosto esplicita) speranza di futuri episodi.

Kathy Rain – Recensione: Puzzle ed enigmi

Kathy Rain recensione

Dal punto di vista dei puzzle, “Kathy Rain” non si distingue per una particolare creatività, ma questo può in qualche modo essere anche un pregio. Gli enigmi strampalati sono davvero pochi e si concentrano nella parte finale, dove però i pochi elementi a disposizione rendono piuttosto facile trovare le soluzioni dei problemi. Durante il resto della storia, invece, tutto è piuttosto logico: se devo aprire una porta mi serve la sua chiave, se voglio sapere qualcosa di un amico del nonno vado da mia nonna e glielo chiedo. I dialoghi sono costruiti praticamente come interrogatori, in cui pongo ai personaggi domande o su concetti che mi interessano e che la protagonista ha appuntato sul suo blocco o su oggetti che ho trovato. Insomma, è quasi sempre evidente come usare un oggetto che ho trovato, e se mi servono informazioni mi basta chiedere alla persona giusta, o al massimo provare a sottoporre ogni argomento e ogni cosa che ho nell’inventario a tutti e togliermi il pensiero.

Se mi blocco, in “Kathy Rain”, è al massimo perché non ho chiesto abbastanza o perché non ho trovato qualche oggetto, perché, nella solita caccia col cursore del mouse all’oggetto interattivo, mi son perso qualcosa o perché non mi sono accorto di un oggetto che ho nell’inventario, aggiunto insieme ad altri e perso nel mucchio. E anche in un paio di casi in cui la soluzione dell’enigma è più curiosa, meno logica, il gioco e i commenti di Kathy fanno di tutto per suggerirmi cosa fare. Preferisco un’avventura grafica dalla logica lineare che una che, nel tentativo di essere originale, mi blocchi continuamente con enigmi senza senso, ma gli anni 90 ci hanno abituato a una quantità di pensiero laterale (per esempio con la serie di “Monkey Island”) che dubito che un giocatore mediamente esperto in avventure grafiche, come sono io e chiunque sia interessato a “Kathy Rain”, non riesca a risolvere ogni singolo enigma speditamente appena ha in mano gli oggetti necessari. In questo, ho un ricordo molto diverso delle avventure grafiche punta-e-clicca degli anni 90, in cui potevo avere tutti gli oggetti giusti nell’inventario e restare bloccato per giorni.

Kathy Rain – Recensione: In conclusione…

“Kathy Rain” vorrebbe essere un’avventura grafica punta-e-clicca in stile anni 90, ambientata negli anni 90 e con una trama investigativa sovrannaturale anni 90. I suoi enigmi scorrono facilmente, sempre logici e non particolarmente creativi, molto lontani da quelli degli anni 90 che il gioco vorrebbe imitare. La sua trama, banalmente la storia di un personaggio che torna alle sue radici e alle radici della sua famiglia per chiudere i conti col passato, non va mai particolarmente a fondo nel racconto dei protagonisti o dei luoghi e verso il finale affoga in un sovrannaturale esagerato sino quasi al ridicolo. La sua grafica ha qualche problema negli sfondi e nella loro coerenza con gli storti sprite dei personaggi, e in generale sembra più nostalgica che ben fatta (la risoluzione di 320×240 è imperdonabile). Ma alla fine “Kathy Rain” scorre con piacevolezza, nonostante gli intoppi, mi dà qualche ora di enigmi complessivamente ben fatti e non è privo di personaggi interessanti e momenti divertenti. Non ve lo consiglio, ma se siete appassionati degli anni 90 e delle sue avventure grafiche dopo averlo finito penserete “non era nulla di che, ma non mi sono annoiato”. “Kathy Rain” di Clifftop GamesRaw Fury Games è disponibile per PC, Mac e Linux da oggi 5 maggio 2016 su Steam, GOG e Humble Store a €14,99.

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