No Man’s Sky – Recensione
C’è un momento in cui si capisce di essere finiti nel buco nero dei limiti di No Man’s Sky. Quel momento arriva fin troppo presto, perché ci si rende effettivamente conto che il particolare concept ideato da Hello Games scopre tutte le sue carte con velocità stellare e finisce vittima della sua stessa ambizione. Io, No Man’s Sky, l’ho amato dal primo momento in cui l’ho visto. Un simulatore spaziale che mi permettesse finalmente di atterrare sui pianeti, di esplorarne i segreti, conoscerne flora e fauna, affrontarne i pericoli naturali che potessero celare e soprattutto di tornare su, tra le stelle, pronto a percorrere un universo sconfinato in cerca di altri sistemi. Perché se c’è una cosa che non manca a No Man’s Sky sono proprio i numeri: sono oltre 18 trilioni i possibili pianeti che possono essere generati tramite il sistema procedurale, una soluzione matematica che ha permesso allo sviluppatore di creare tanto, tantissimo spazio esplorabile e di farlo in dimensioni veramente ridotte per un gioco moderno: poco più di un DVD single-layer.
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No Man’s Sky – Recensione: Pionieri nello spazio
Come funziona? In maniera abbastanza semplice in realtà: seguendo una serie di algoritmi di base preparati da Hello Games, il gioco genera proceduralmente un numero impressionante di pianeti tutti diversi tra loro. L’obiettivo non è solo quello di gonfiarsi il petto per mezzo di materiale stampa e pubblicitario, ma di dare ai giocatori la possibilità di visitare con assoluta certezza quasi sempre pianeti mai visti da nessun altro, rinominarli a proprio piacimento e spedire le informazioni ai server di No Man’s Sky. Si diventa pionieri nello spazio, esploratori di un universo vasto e sconfinato, si raccolgono informazioni e le si condividono con tutti. Non si sa mai che un altro giocatore non riesca ad arrivare tra qualche mese sul pianeta che avete scoperto ed esplorato. Anzi, è da mettere in conto. È uno degli obiettivi che lo sviluppatore si era posto e che sicuramente è riuscito a raggiungere: quel senso di meraviglia che ci si aspetterebbe nell’esplorare un vasto universo è qui splendidamente restituito. Davvero. Perché si inizia alla stessa maniera, stessa nave, ma pianeta diverso. Potreste essere fortunati e trovarvi in un mondo incantevole, ricco di fauna e flora, abitabile e bello da vedere. Ma anche iniziare subito in salita, tra tempeste e piogge acide, animali ostili e temperature inospitali. È semplicemente questione di fortuna: a me è andata abbastanza bene, anche se ho letto storie di chi all’inizio si è trovato veramente in difficoltà.
Non importa comunque, perché è questo il bello di No Man’s Sky: la consapevolezza di non sapere, di trovarvi lì, da soli, in un pianeta sconosciuto e non sapere nulla. E allora, una volta presa confidenza con il sistema di gioco, comincerete ad esplorare rendendovi conto che anche per scoprire tutti i segreti di un singolo mondo potrebbero volerci davvero tante ore. Le mie prime 6 ore di gioco le ho spese tutte sul primo pianeta, ho cominciato a capire cosa il titolo avesse da offrire e soprattutto quali sono le caratteristiche principali di un gameplay che, ahimè, è tutto incentrato sul minimalismo. Ma ne parlerò meglio nel paragrafo successivo. Qui basta sapere che No Man’s Sky non ha grandi pretese: una volta presi i panni del vostro alter-ego, nel giro di qualche ora capirete subito in cosa consisterà l’andazzo delle prossime ore. Il primo obiettivo è quello di riparare la propria astronave: un espediente che permette di scontrarsi subito con il sistema di crafting che rappresenta, insieme all’esplorazione, l’ingrediente principale dell’esperienza di gioco offerta dalla produzione Hello Games. Si inizia così a raccogliere risorse utili per la riparazione della nave, ma presto scoprirete che la raccolta di materiali è praticamente fondamentale per proseguire.
È quasi tutto basato su questo: raccogliete le risorse che, oltre che per la nave, possono servirvi per potenziare alcuni aspetti della vostra tuta e del multi-tool (un oggetto tuttofare che può servire sia da arma offensiva, sia da semplice pistola di estrazione), vendere ai mercanti spaziali gli oggetti più rari, accumulare unità per comprare una nave più grande e via discorrendo. Semplificando un po’, si può dire che è questa sostanzialmente l’esperienza di gioco offerta da No Man’s Sky, mettendoci anche l’esplorazione tra le stelle che resta sempre, anche dopo diverse ore alle spalle, di grande impatto. Lo capirete lasciando il primo pianeta: quando l’atmosfera del mondo inizierà lentamente a diradarsi per lasciare spazio a un oceano di stelle potenzialmente visitabili resterete esterrefatti, ammaliati, specialmente se come me vivreste a pane e simulazioni spaziali. E quindi immaginate di vedere un enorme pianeta in lontananza, avvicinarvi, superare l’atmosfera, scorgere la superficie che lentamente inizia a mostrarsi, atterrare e scoprire cosa nasconde. I pianeti variano per risorse disponibili, fauna e flora e conformazione geografica: anche se questo è un aspetto ancora da migliorare con i futuri aggiornamenti, dato che è stato promesso l’inserimento di pianeti totalmente oceanici o, al contrario, completamente sprovvisti di acqua. Questo aspetto del gioco, al netto della ridondanza palese di cui adesso parlerò, funziona sempre. Anche dopo 20/30 ore di avventura nulla vi toglierà il “sense of wonder” nel partire in velocità di curvatura, arrivare nel sistema e restare estasiati di fronte alle sagome dei nuovi pianeti pronti ad accogliervi.
No Man’s Sky – Recensioni: E poi…il nulla
Passando ai tasti dolenti di No Man’s Sky viene persino difficile decidere da dove iniziare. Non voglio partire da tutti gli elementi che erano stati promessi in sede pre-lancio e che invece mancano all’appello nel prodotto finale, anche perché sono chiamato a recensire ciò che mi viene offerto sul momento senza pensare a ciò che ci sarebbe dovuto esserci o ciò che potrebbe esserci in futuro. È un elemento da tenere in considerazione, e certamente influisce in parte nel giudizio finale, ma preferisco concentrarmi su cosa effettivamente oggi non funziona in No Man’s Sky. Il problema più grande, per tagliare corto, è che paradossalmente, nonostante il numero di pianeti sia davvero sconfinato, anche solo dopo un paio di sistemi si ha l’impressione, purtroppo confermata, di aver visto tutto.
Mi spiego meglio: come avevo accennato nel paragrafo precedente, l’esperienza di gioco sostanziale del titolo Hello Games si riduce a quel numero limitato di azioni. Il modus operandi è sempre quello: atterri su un pianeta, raccogli ciò che ti serve, esplori qualche base abbandonata (clamorosamente tutte uguali in tutto l’universo), magari scopri delle rovine di un tempo dimenticato per continuare a imparare parole nella lingua del gioco e poi, nonostante il pianeta sia immenso, ti viene voglia di partire. Non fraintendete: No Man’s Sky fa di tutto per incentivare all’esplorazione perché, come detto, ogni mondo ha le sue caratteristiche e per essere catalogate e inviate ai server vanno necessariamente scoperte. Il problema è proprio qui: ridurre tutta l’esperienza di gioco solo a questo. Perché poi inevitabilmente va a noia. Io adoro esplorare senza meta, adoro perdermi in una galassia di stelle pronte a raccontarmi la loro storia, lo adoro e continuerò a giocarci ancora. Ma quando scopri che questi pianeti in realtà non hanno poi molto di diverso da raccontarti dagli altri, quando di fatto manca un obiettivo di fondo (a dir la verità c’è, ma va inteso in senso lato) che ti dia un senso di progressione preciso e appagante e quando tutto si riduce alle solite quattro-cinque azioni, peraltro strutturate in maniera minimale e abbozzata, il rischio di stancarsi c’è e cresce di ora in ora.
E quindi No Man’s Sky finisce vittima del sistema procedurale che tanto è centrale nella struttura di gioco. Era un limite da preventivare: sono pur sempre fredde leggi matematiche che non possono sopperire alla mancanza dell’inventiva umana. Qui Hello Games poteva essere più diligente e predisporre un pacchetto, ad esempio, di mondi e missioni effettivamente disegnate a mano. In una galassia sconfinata può starci che la maggioranza dei pianeti risulti spoglia e simile di mondo in mondo: ma quando tutti sono ridotti alla stessa maniera, con il medesimo schema che prevede clima/flora/fauna variabile e un po’ di basi e rovine sparse qua e là si ha purtroppo l’impressione di cercare qualcosa all’interno di un contenitore vuoto. Ed è una sensazione che uno space sim così votato all’esplorazione non dovrebbe mai regalare.
Per non parlare poi dei problemi minori: perché No Man’s Sky, all’occorrenza, prova a improvvisarsi sparatutto terrestre e spaziale, con risultati francamente imbarazzanti. Le fasi shooter classiche non prevedono nemmeno caratteristiche basilari come la ricarica automatica una volta terminati i proiettili o la possibilità di mirare. Nello spazio le cose peggiorano: sparare e manovrare la navicella allo stesso momento è talmente complesso che la tattica migliore è quella di stare fermi, aspettare e difendersi dagli assalti nemici. Problema di superficialità che si estende anche al sistema di commercio e un po’, insomma, anche a tutto il resto. Ed è un peccato dato che artisticamente il gioco regge alla grande: il sistema procedurale non intacca la creazione di ambientazioni evocative ed affascinanti, merito di uno stile grafico non eccezionale ma intelligente, e di una colonna sonora (anch’essa semi-procedurale!) dai toni non particolarmente originali che ha però il merito di accompagnare splendidamente il giocatore nel suo viaggio. E poi, lo ripeto ancora, il senso di meraviglia nelle fasi di esplorazione spaziale resta sempre. Ci vorrebbe però qualcosa in più.
No Man’s Sky – Recensione: Commento Finale
No Man’s Sky ha provato a volare talmente vicino al sole da essersi bruciato vittima della sua stessa ambizione. È una battuta un po’ scontata da fare, ma penso sia quella che possa riassumere meglio ciò che offre al momento il gioco Hello Games. Le aspettative erano tante, io stesso ho difeso il gioco fino alla fine scontrandomi però con il muro dei suoi evidenti limiti. Sono stati promessi numerosi aggiornamenti gratuiti (o forse no, le dichiarazioni sono state un po’ fuorvianti ultimamente…) per sopperire alle mancanze e riempire quello che ad oggi è un enorme, affascinante ed evocativo contenitore vuoto. Si è parlato di mezzi terrestri, della possibilità di costruire basi, di nuove tipologie di pianeti e di molto altro ancora. Staremo a vedere. Oggi No Man’s Sky è essenzialmente questo: una bella base da cui partire, che manca però di tutto il resto.