PES 2017 – Recensione

L’indiscutibile certezza della lotta tra PES e FIFA nella generazione di PlayStation 4 e Xbox One è che entrambe le saghe hanno cercato di migliorarsi in maniera netta, consapevoli di avere dall’altra parte un concorrente deciso a prendersi lo scettro di miglior simulazione calcistica. Sì perché, dopo aver tentennato parecchio nella scorsa generazione, Konami è riuscita lentamente a rimettere Pro Evolution Soccer sui binari giusti, forse discostandosi intelligentemente dalla ricerca di un realismo fin troppo estremo (cosa che invece appartiene a FIFA), ma puntando su un sistema di gioco capace di essere immediato, reattivo e profondo allo stesso tempo, che si lasci andare a qualche esagerazione di troppo senza perdere quella sensazione unica di stare giocando a calcio. A partire dall’edizione 2015, PES ha registrato una crescita graduale ma costante, che ha portato la saga quest’anno a quello che è di fatto uno dei migliori episodi mai realizzati per il franchise, forse persino ai livelli della famosa epoca PlayStation 2.

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PES 2017 – Recensione: Un bel gioco di calcio, ma vecchi problemi

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Del resto lo si capiva già dalla demo e lo si comprende ancora di più nel momento in cui si mette mano alla versione finale. Confermando tutte le buone cose che erano già presenti nella passata edizione, PES 2017 amplia il suo raggio d’azione e propone innanzitutto una libertà di movimento decisamente più evidente in campo: si ha la costante impressione di poter finalmente controllare e decidere come si deve comportare il calciatore in proprio possesso. Ad esempio, lasciar scorrere la palla prima di stopparla è una delle cose rese finalmente più fluide e non ancorate a statici stop che rischiavano in molti casi di bruciare magari un’azione di contropiede. In generale però si respira un’aria rinnovata in cui si ha la costante sensazione che l’unico limite possa essere solo la propria creatività: la fisica del pallone resta al top del genere, confermandosi superiore a quella del concorrente, cosa che apre la possibilità a fraseggi realistici, aperture spettacolari e, talvolta, anche errori grossolani. I tiri continuano a rappresentare un po’ la nota dolente: spettacolari a vedersi, ma fin troppo efficace nel giocarsi. Nel senso che le conclusioni fuori dal mondo rischiano facilmente di essere indirizzate in porta (a patto che non giochiate in manuale, impostazione che garantisce le migliori soddisfazioni possibili per poter sfruttare le potenzialità del sistema di gioco) e soprattutto essere efficaci. Va detto in proposito che i portieri sono stati decisamente migliorati rispetto lo scorso anno ed è più difficile che si prendano facili gol dai 30 metri: anzi, compiono spesso interventi notevoli che rendono più alto e soddisfacente il livello di sfida.

Quindi, sì, lo sviluppatore ha lavorato duramente affinché tutti i difetti più gravi di PES 2016 venissero meno. Ho parlato dei portieri, ma non bisogna dimenticare nemmeno quegli arbitri fin troppo all’inglese di un anno fa e che adesso possono vantare un metro di giudizio più corretto ed equilibrato. L’aspetto che mi ha colpito di più è però l’intelligenza artificiale degli avversari, che rappresenta a mio modo di vedere la vera caratteristica saliente di PES 2017. Sì perché, non stiamo parlando semplicemente di una CPU in grado di giocare bene e in maniera equilibrata a seconda del livello di difficoltà, ma che è anche capace di studiare il vostro modo di giocare e reagire di conseguenza. Sfruttate con insistenza le fasce e vedrete una maggior copertura da quel lato; puntate il centro e sarà fatto così in quella zona del campo; aumentate il possesso palla e di conseguenza verranno chiusi gli spazi per costringervi a un tiqui-taca noioso e poco produttivo. Non ci si annoia, ogni partita fa veramente storia a sé e bisogna essere pronti a cambiare strategia se serve.

In questo caso interviene il rinnovato sistema di gestione delle tattiche che prevede adesso più flessibilità e possibilità di personalizzazione. Non solo si possono impostare i moduli, i movimenti e lo stile di gioco che si preferisce prima della partita, ma anche modificarli in maniera rapida in tempo reale durante lo svolgimento del match per rispondere così al gioco dell’avversario. Potete davvero sbizzarrirvi in tanti modi per trovare il sistema di gioco che pensate possa adattarsi meglio ai giocatori a vostra disposizione.

I problemi per PES 2017 arrivano invece fuori dal campo, in particolare dal corollario di modalità che dovrebbero intrattenerci fino al prossimo anno. La questione principale è che Konami sembra essere rimasta a dieci anni fa ed ecco quindi che ci ritroviamo la solita Master League, la cui novità di rilievo è l’inserimento del budget stipendi in sede di mercato (capirai…), il solito “Diventa un Mito” e la solita selezione di coppe e campionati, abbelliti dalle licenze ufficiali di Champions League, Europa League e tornei extra-europei. Ora, va bene, la Master League ha rappresentato un must nella storia di Pro Evolution Soccer ma è indiscutibilmente arrivato il momento di pensare a rinnovare del tutto questa sezione o pensare a qualcosa di nuovo che la sostituisca: magari chi ha saltato qualche appuntamento potrà godersi meglio certe piccole novità che sono state inserite di anno in anno, ma posso assicurarvi che in generale non c’è niente di veramente nuovo e presto il sistema finisce a noia. Stesso discorso per “Diventa un Mito”, ormai rindondante da qualche anno e privo di vere novità. E c’è sempre la spinosa questione delle licenze: Konami è in evidente difficoltà con le squadre europee e persino Juventus e Real Madrid quest’anno sono presenti con le rose reali ma senza loghi, maglie e nome ufficiale. Compensa con numerosi accordi stretti per le squadre sudamericane, ma è chiaro che per il pubblico europeo si tratti sempre di gravi mancanze. Il tutto nonostante gli accordi stretti con alcuni top club come Arsenal e Liverpool e soprattutto il ritorno del File Opzioni, che permette di scaricare modifiche amatoriali che sistemi le “mancanze ufficiali”. Peccato che tale pregio sia riservato agli utenti PlayStation 4 (e il funzionamento non è comunque semplice), mentre per chi compra il gioco su Xbox One, oltre ad essere costretto a giocare con una risoluzione a schermo inferiore, non c’è stranamente niente da fare. Una disparità di trattamento quasi ingiustificabile.

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Online ci si diverte, ma anche qui si finisce presto investiti dalla delusione dovuta alla mancanza di importanti novità. Partendo da MyClub, una sorta di Ultimate Team di FIFA in salsa Pro Evolution Soccer, l’impostazione è praticamente identica allo scorso anno, con alcune differenze relative all’interfaccia e all’interessante inserimento degli osservatori (che vanno vinti in una speciale asta), che rendono più “pepata” e coinvolgente la costruzione della propria squadra. Per il resto tornano le Divisioni Online, il campionato e la possibilità di giocare delle partite impersonando un solo ruolo in campo, oltre alle classiche amichevoli. Non voglio stare qui a fare un noioso elenco di tutto ciò che è possibile fare, ma sappiate che, come dicevo qualche rigo prima, l’assenza di vere novità si fa sentire. E non parlo solo di introduzioni relative alla saga, ma di qualcosa che possa permettere a questo Pro Evolution Soccer di distinguersi dal concorrente, di proporre qualcosa di nuovo e accattivante. E invece, si limita a svolgere il compitino e scimmiottare caratteristiche che, detto sinceramente, continuano a funzionare meglio dall’altra parte. Se non altro, il netcode è stabile e raramente mi è capitato di incontrare difficoltà di connessione o problemi di lag.

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Per chiudere questa lunga recensione, torno a parlare di aspetti molto positivi rappresentati in questo caso dal comparto tecnico. PES 2017 mostra i muscoli del Fox Engine e ci propone giocatori estremamente dettagliati, con i più famosi praticamente identici alle controparti reali. Le animazioni hanno subito un netto miglioramento, così come gli effetti in generale che restituiscono un impatto visivo degno di nota e superiore alla concorrenza. Un po’ deludente il comparto sonoro: fatta eccezione per i cori ufficiali per le squadre con cui è stata stretta una partnership specifica, lo stadio “canta” come fa ormai da anni risultando soddisfacente soltanto in caso di gol. La telecronaca del duo Caressa-Marchegiani svolge il compitino senza eccellere, pregiandosi comunque di diverse nuove frasi rispetto lo scorso anno e una “presenza” migliore nel sottolineare le varie fasi di gioco.

PES 2017 PS4

PES 2017 – Recensione: Commento Finale

Il grande, grosso problema di Pro Evolution Soccer 2017 continua a rimanere quello degli ultimi due anni: la scarsa capacità di innovare fuori dal campo. Perché quando si tratta di giocare questo PES 2017 convince, diverte e riesce ad appassionare ad ogni partita, merito di un ritmo più fluido, di un controllo dei giocatori ancora più libero, di una fisica del pallone insuperabile e di un’intelligenza artificiale che ha fatto enormi passi in avanti. Peccato che poi si debba sbattere il muso contro la questione delle licenze, ancora meno dello scorso anno, e di modalità offline e online praticamente immutate, fatta eccezione per qualche novità che di fatto non cambia le carte in tavola. Per grafica e gameplay ci siamo, davvero, ma bisogna lavorare più su quel contorno che di fatto ti permetterebbe di fare, finalmente, il definitivo salto di qualità.

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