NieR Automata – Recensione

NieR: Automata non è un gioco come tutti gli altri. Yoko Taro è un tipo particolare e sembra voler riversare questa particolarità nei prodotti in cui mette le mani. Prendete il primo NieR: non se ne è parlato molto, sul momento. Poi, come spesso accade per le cosiddette “silent hit”, il successo arriva in ritardo, a scapito di una critica che non lo aveva molto apprezzato sottolineandone gli evidenti difetti a scapito di pregi comunque a dir poco invidiabili. Oggettivamente, quel gioco era un prodotto con tanti problemi, tecnici e di gameplay, ma che dalla sua poteva vantare una storia eccezionale. Questa era poi arricchita da una struttura narrativa unica nel suo genere che spingeva il giocatore ad affrontare più run non soltanto per il gusto del completamento, ma per ottenere ulteriori e spesso interessantissimi risvolti sulla trama. Non si poteva dire di aver finito NieR soltanto una volta: erano necessarie almeno due o tre run per avere un quadro sufficientemente chiaro della contorta, ma al contempo affascinante storia che faceva da sfondo a un action-RPG, di per sé, piuttosto mediocre.

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Automata non fa eccezione. Nel senso che mantiene questa struttura narrativa molto particolare, ma questa volta si affida alla sapienza e alla bravura di Platinum Games (Bayonetta e Vanquish, per dirne due) per sviluppare un gameplay che ne sia all’altezza. Il risultato finale va però oltre le ben più rosee aspettative e basta giocare la demo per averne un’idea: siamo di fronte a un action-RPG, sì, ma che all’occorrenza può trasformarsi in uno shooter orizzontale, un action bidimensionale, un emulo di Ikaruga e via discorrendo. Cosa significa? Significa che all’occorrenza, per sposare gli eventi che accadono e tradurli con una certa spettacolarità, NieR Automata è in grado di trasformarsi pur mantenendosi coerente con quella che è la filosofia di gioco. Non è una cosa semplice da spiegare ma, sì, basta provare la demo gratuita e arrivare al boss finale per avere un’idea di quello che vi troverete davanti.

Descriviamola, dunque: il gioco inizia come se fosse un vecchio shooter verticale, prima di passare alla sua anima più pura, che è quella dell’action-RPG con un’impronta marcata che ricorda quella di un Devil May Cry o, meglio, di un Bayonetta. Dal 3D si passa però spesso al 2D, prima di arrivare al boss finale che praticamente mischia contemporaneamente almeno tre generi differenti. Quella che ad una prima impressione può sembrare la perfetta idea di caos, è invece l’arma vincente di questo NieR: Automata. Ogni cambio di genere, per esigenze di scena e di storia, viene accompagnato con maestria, senza mai risultare banale o fuori posto. Questo espediente offre l’assist per la nascita di sessioni di gameplay raramente ripetitive, che si perdono un po’ quando il gioco affronta la difficile sfida dell’open world.

Quando abbandona i binari delle missioni principali, NieR Automata indossa le vesti action RPG open world piuttosto ordinario e non molto esaltante. Colpa di un level design che a volte mostra il fianco a qualche pecca; colpa anche di un’esplorazione a tratti difficoltosa, dovuta a una mappa poco chiara e a soluzioni di dubbio gusto che possono trarre in confusione il giocatore. Ogni tanto si vive proprio con la sensazione che lo sviluppatore non abbia voluto curare più di tanto questa parte per concentrarsi meglio su tutto il resto che, bisogna dirlo, gli funziona anche molto bene. D’altronde, non esalta neanche il comparto tecnico, anzi possiamo dire tranquillamente di trovarci davanti a un gioco per PlayStation 3 incapace di sfruttarne persino tutta la potenza. Non è un pugno in un occhio, perché comunque Automata riesce a compensare con una direzione artistica eccezionale e uno stile veramente unico, ma si fa notare e “pesa” indubbiamente nella valutazione della produzione. Anche perché al discorso si aggiunge un’ottimizzazione non esaltante, che porta persino a qualche scatto su PlayStation 4 standard: episodi sporadici ma che si fanno comunque notare, data l’evidente arretratezza dell’aspetto visivo.

Tolte queste problematiche, NieR Automata fila che è un piacere scoprendosi di volta in volta, run dopo run. I combattimenti sono esaltanti e la struttura di gioco si pregia di qualche trovata niente male, sfruttando anche gli assist forniti dalla storia. Ambientato molti anni dopo rispetto gli eventi narrati nel primo NieR (ma i riferimenti al predecessore, credetemi, sono davvero tanti), il gioco mette nei panni di un’androide dalle molto sexy sembianze di una ragazza. 2B fa parte dell’esercito di androidi messo a punto dall’umanità per sconfiggere la misteriosa razza aliena che ha invaso il pianeta terra e costretto i nostri simili all’esilio sulla luna. Non voglio svelare altro, anche perché è difficile dire qualcosa di corposo senza scadere nello spoiler, ma la storia, esattamente come nel primo episodio, è il punto di forza della produzione. La sceneggiatura è infatti in grado di toccare con maestria temi anche piuttosto complessi, affiancandoli a una caratterizzazione dei protagonisti eccezionale e una sequenza di eventi coerente, emozionante e ricca di colpi di scena. In tal proposito, rispettando quella che era la filosofia e la carta vincente del predecessore, Automata di fatto inizia quando…si finisce.

Mi spiego meglio: la prima volta che vedrete i titoli di coda non dovrete certo pensare di aver finito qui, considerato anche che lo capirete semplicemente dal tipo di finale. Il gioco offre la possibilità di iniziare una seconda run che, sorpresa, di fatto continua la storia dove l’avevate interrotta, con qualche cambiamento anche in termini di gameplay e level design. NieR: Automata, insomma, non finisce la prima volta. Neanche la seconda, la terza e la quarta. Solo il quinto finale può considerarsi, chiamiamolo così, il “true ending”. Perlomeno, è quello che gli si avvicina di più e che offre finalmente un quadro totalmente completo delle vicende. Ci sono in realtà altri finali, ma dalla portata minore rispetto il pokerissimo principale. Se la cosa sembra confondervi non preoccupatevi, perché NieR ha l’intelligenza di accompagnarvi con la massima chiarezza nello scoprire la sua filosofia di fondo. È una trovata, unica nel suo genere, che funziona e permette di godersi una longevità media che si attesta intorno a 25-30 di intense sessioni di gioco. I maniaci del completamento (ci sono anche diverse quest secondarie piuttosto interessanti, ad esempio) ne impiegheranno probabilmente il doppio.

NieR Automata – Recensione: Commento Finale

NieR Automata riesce nell’intento di replicare la straordinarietà del suo predecessore sotto il profilo narrativo, ma fa ancora meglio riguardo al gameplay, affidato questa volta alle sapienti mani di Platinum Games. Il titolo prodotto da Square Enix non ha nulla da invidiare ai grandi del genere e anzi si inserisce di prepotenza tra i migliori action-RPG realizzati negli ultimi anni: al netto di qualche difetto sul comparto tecnico e sulla costruzione dell’open world, regala 25-30 ore di gioco emozionanti e intense, di quelle che non dimenticherete facilmente. Un “Must Have”.

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