Warcraft fu un campo minato dal punto di vista politico per Duncan Jones

Il film Warcraft L’inizio diretto da Duncan Jones, regista di Moon e del recente Mute per Netflix e figlio di David Bowie, non incontrò il favore della critica quando uscì. Su Webtrek apprezzammo come riuscì a tirar fuori da Warcraft temi diventati importanti durante l’evoluzione della serie, e il film grazie al contributo della Cina è diventato il più grande successo tra gli adattamenti da videogioco a cinema (ma a quanto pare il suo budget promozionale fu tanto esagerato da averlo reso ugualmente una perdita).

Duncan Jones definisce ora il film come “un campo minato dal punto di vista politico”. Con “politico” non parla di equilibri tra ideologie e politiche di Stati e partiti, ma delle politiche interne agli studi e alle multinazionali coinvolti in questo enorme progetto su uno dei marchi commerciali più importanti del mondo dei videogiochi.

“Penso spesso a tutte le sue riscritture, e nel corso della lavorazione del film certe cose resero tutto molto molto difficile e a volte disarmante. Essere forzati a fare cambiamenti e compromessi solo a causa delle politiche [delle compagnie] e della natura del film… quello davvero mi spezzava il cuore. […]

Principalmente si trattava di politiche interne agli studi. Sapete, Legendary era in un periodo davvero turbolento durante la creazione di Warcraft. Prima erano associati con Warner Bros ma poi lasciarono Warner Bros e si unirono a Universal poi furono venduti a Wanda, questa corporazione cinese. Hanno perso o sostituito un bel numero dei loro produttori durante il nostro film.

Allo stesso tempo stavamo anche lavorando con Blizzard, che era comprensibilmente molto cauta e attenta a quello che accadeva nel film perché Wacraft era il loro cuore, quello che gli portava un miliardo di dollari l’anno. Quindi qualsiasi cosa si facesse nel film era alla fine poco importante per loro rispetto a quanto fosse importante il gioco.”

Jones ha però anche ricordi positivi del film di Warcraft. Sente di aver imparato molto da quella esperienza, non esclude di tornare a lavorare in situazioni simili e ricorda con piacere i grandi set costruiti per il film e per le sue città.

fonte Syfy
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