Perché son contento che Far Cry 5 sia ambientato in Montana

Il primo “Far Cry” è ambientato in un arcipelago della Micronesia, “Far Cry 2” è ambientato nell’Africa centrale, “Far Cry 3” è di nuovo ambientato su un’isola tropicale (tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Indiano) e “Far Cry 4” è ambientato sull’Himalaya. Sono luoghi lontani e trattati come ambientazioni esotiche e remote, con Stati fittizi che invitano il videogiocatore a guardare il mondo esplorato come estraneo, a scoprirlo con lo sguardo del turista che capita lì per caso, o dell’Occidentale che è lì per una missione. Certo, ambientare la storia in uno Stato fittizio come capita in “Far Cry” è comunque meglio che ambientarla in uno Stato reale, come la Bolivia, e deformarne totalmente la storia al proprio scopo come è capitato con “Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands”. Ma non è questo il punto: il punto è che son contento che “Far Cry 5” arrivi in Montana, in un’ambientazione più quotidiana, più comune e quindi più rischiosa, son contento che non parli di luoghi irraggiungibili ma di quelli che i suoi giocatori di riferimento (e non dimentichiamoci che non esistono solo questi giocatori però) potrebbero effettivamente conoscere.

“Hope County”, dove è ambientato “Far Cry 5”, è ancora una regione fittizia, ma il Montana di cui fa parte è un luogo reale e, per alcuni, vicino. Molti futuri giocatori di “Far Cry 5” probabilmente vivono proprio in Montana. Il Montana è uno Stato ricco di montagne (e da questo deriva il suo nome) e si trova a nord ovest, sul confine con il Canada e senza sbocco sul mare. È uno Stato enorme ma poco popolato che vive principalmente di agricoltura, caratteristiche che spesso nella narrativa suggeriscono storie di emarginazione, decadernza, arretratezza e ignoranza. Film come “Non aprite quella porta”, ambientato in Texas. o videogiochi come “Resident Evil 7: Biohazard”, ambientato in Louisiana, non sfuggono a un certo razzismo verso le zone periferiche degli Stati Uniti d’America e ai loro abitanti, trattati come zotici (anche se va riconosciuto che “Resident Evil 7: Biohazard” cerca di evitare il più possibile questi stereotipi). In un certo senso, la Louisiana di “Resident Evil 7: Biohazard” e il Montana di “Far Cry 5” potrebbero essere visti come spazi equivalenti alla Spagna di “Resident Evil 4” o all’Africa di “Resident Evil 5”: periferie in cui il giocatore si senta isolato.

Ma parlare delle nostre periferie offre occasioni anche di dire qualcosa di più importante rispetto a “guarda che cose orribili ti possono succedere facendo il turista in Slovacchia” (mi riferisco naturalmente al punto di riferimento per tutti gli horror razzisti verso l’Est Europa, “Hostel” di Eli Roth). Inoltre, il Montana non è il solito Stato del sud in cui sono solitamente ambientate queste storie, tanto influenzate dalla loro ambientazione da essere raggruppate in un sotto-genere chiamato proprio “Southern Gothic”, nato soprattutto per ribellarsi al mito del buon vecchio Sud, fatto di brave persone impoverite e umiliate dalla vittoria nordista nella Guerra di Secessione (una ferita che gli Stati Uniti d’America non riescono ancora a curare). L’ambientazione è, insomma, abbastanza diversa da poter anche raccontare qualcosa di interessante, e gli elementi presenti nella key art oggi diffusa da Ubisoft suggeriscono che allontanarsi dalla tradizione razzista del sud statunitense potrebbero non evitare in “Far Cry 5” temi interessanti e politici.

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Di fronte a un protagonista umiliato, ormai caratteristico delle copertine dei “Far Cry”, e con la scritta “sinner” (“peccatore”) sulla schiena si svolge la parodia di un’Ultima Cena. Cinque uomini barbuti e armati, una donna e un lupo dal muso dipinto siedono dietro a un tavolo con una banidera degli Stati Uniti d’America con croci al posto delle stelle, intorno a un sesto uomo che pare il loro capo. Sullo sfondo, esplosioni e una Chiesa, con ancora la stessa croce della bandiera. Voglio essere chiaro: non credo che Ubisoft si voglia arrischiare a inserire elementi politici divisivi in un suo videogioco, semplicemente perché le sue opere devono vendere a tutto il pubblico, ma se “Far Cry 5” sarà davvero una storia di estremismo religioso e armi negli Stati Uniti d’America rurali potremmo avere qualche bella sorpresa. Io, almeno, ci spero.

“Far Cry 5” uscirà per PC, PlayStation 4 e Xbox One prima di aprile 2018. Come potete vedere dai brevi teaser che accompagnano questo articolo, pubblicati da Ubisoft negli scorsi giorni per presentare proprio l’ambientazione di “Far Cry 5”, non dovremo però attendere sino all’E3 di giugno per avere più informazioni sul gioco, che sarà presentato ufficialmente al mondo già il 26 maggio 2017, cioè questo venerdì.

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