Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate – recensione

Lo Hobbit – La Battaglia delle Cinque Armate è l’ultimo dei 3, ma sarebbe meglio dire 6, film che ci hanno trasportato nel meraviglioso mondo della Terra di Mezzo, con i suoi paesaggi mozzafiato e i suoi abitanti incredibili. Il viaggio di andata e ritorno dalla Contea, prima con Frodo e poi con Bilbo (seguendo la cronologia dell’uscita dei film) lo abbiamo affrontato tutti noi spettatori, sentendoci parte delle grandi avventure della Compagnia dell’Anello prima e della compagnia dei nani poi.

Per il momento dobbiamo dunque dire “The Last Goodbye” (titolo della canzone di Billy Boyd che si sente alla fine del film) alla saga del Signore degli Anelli e a quella de Lo Hobbit, sperando di continuare a sognare con un futuro lungometraggio sul Silmarillon. Il terzo capitolo della trilogia dedicata all’avventura di Bilbo è all’altezza delle aspettative e a nostro parere è il migliore dei tre film. Tutte le storie aggiunte da Peter Jackson alla trama di un altrimenti molto semplice romanzo quasi per bambini, trovano una conclusione e finalmente la scelta di fare tre film invece di uno risulta azzeccata e sfruttata bene. Siamo, infatti, davanti ad un film diviso in tre parti, ma completo, con personaggi ben sviluppati e scene indimenticabili. Questa recensione avrà anche una sezione “spoiler” in cui vi descriveremo le scene che ci sono piaciute di più e quelle che invece non ci hanno convinto.

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Ne La Desolazione di Smaug i 13 nani della compagnia di Thorin Scudodiquercia reclamano Erebor e l’immenso tesoro rubato anni addietro dal drago, di fronte a tale atto di coraggio e di sfida, i vari popoli della Terra di Mezzo non possono restare indifferenti, è quindi inevitabile che scoppi la guerra per la Montagna e le sue sconfinate ricchezze. La battaglia delle cinque armate, come dice il titolo stesso, racconta tale conflitto e si rivela un film molto epico e mai banale. Le scene di combattimento sono fatte benissimo: le coreografie e gli straordinari effetti speciali le rendono indimenticabili. Il tutto con il sottofondo di una colonna sonora azzeccatissima, firmata ancora una volta da Howard Shore.

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Sul campo di battaglia, ritroviamo tutti i personaggi visti nei primi due film. La compagnia dei nani perde la sua consueta bonarietà, perché il capo, Thorin, è afflitto dalla “malattia del drago”, un’avidità cieca e spietata che lo cambia profondamente, fino a fargli perdere la ragione. La grande interpretazione di Richard Armitage conferisce profondità e tragicità al conflitto interiore di Scudodiquercia, divenuto ormai irriconoscibile davanti agli occhi dei suoi amici e anche ai nostri. Bilbo Baggins, ancora una volta magistralmente interpretato da Martin Freeman, non smette mai di stupirci, soprattutto perché la sua piccola statura non sembra proporzionata al suo grande coraggio.

Incontriamo nuovamente anche Smaug, reso terrorizzante e subdolo dalla mimica di Benedict Cumberbatch e dalla voce dell’ottimo Luca Ward, che nella versione italiana dà ancora una volta prova di un alto esempio di doppiaggio. Prima di lasciarvi alla conclusione e alla parte “spoiler” vi consigliamo di vedere il film in 3D perché, anche se lontano dalla perfezione, in alcune scene è fatto davvero bene e fa la differenza immergendoci in maniera ancora più netta nella visione del film.

Giudizio finale:

Peter Jackson è riuscito nell’impresa di adattare in maniera superba un libro non facile da inserire in una pellicola cinematografica. Anche l’ultimo film della trilogia, pur essendo il più corto della saga, riesce pienamente in questo intento ed è capace di emozionare e di addirittura renderci malinconici. Questo perché usciti dal cinema non si può che riflettere sul fatto che La Battaglia dei Cinque Eserciti è l’ultimo film visto in sala dove abbiamo avuto l’onore di vivere le avventure legate alla famiglia Baggins. In sintesi non siamo di fronte ad un capolavoro o ad un lungometraggio che si merita chi sa quale riconoscimento, tuttavia riteniamo che la sua visione sia assolutamente obbligatoria e che Jackson anche questa volta abbia fatto un grande lavoro. Questo anche perché una cosa è adattare un contenuto e una storia pre-esistente, un’altra invece, è progettare un film con una moltitudine di contenuti inediti, messi appositamente per rendere la pellicola completa e quanto più perfetta per il grande schermo.

Parte Spoiler 

Lo Hobbit – La Battaglia dei Cinque Eserciti presenta delle scene degne di essere citate in questa parte della recensione, da leggere, ovviamente, solo se avete già visto il film o siete particolarmente curiosi. Non abbiamo notato chi sa quale tipo di mancanza o di controsensi nelle scene, tuttavia abbiamo percepito qualche scena di troppo, qualche approfondimento mancante e qualche parte forse eccessivamente fantasiosa.

Se vi eravate stupiti quando Legolas ne Le Due Torri fa skateboard sullo scudo di un Uruk-Hai o quando nel Ritorno del re uccide un Olifante da solo, allora qui rimarrete a bocca aperta. Il biondo elfo è infatti protagonista di scene di combattimento ardite e articolate, alcune delle quali sono forse un po’ troppo inverosimili. Da citare quella dove si salva dal “ponte” che sta crollando, oppure quando prende possesso di un troll semplicemente infilzandolo nella testa (un chiaro riferimento al videogioco La Terra di Mezzo: l’Ombra di Mordor dove però il protagonista ha dei poteri che Legolas di certo non possiede…). Lo troviamo poi, inaspettatamente, in scene sentimentali, legate all’amore non corrisposto per Tauriel (che già si vedeva nel secondo film), al conflitto col padre e al ricordo della madre. A proposito di quest’ultimo argomento, a nostro avviso si poteva evitare di far dire al re degli Elfi Silvani “Tua madre ti voleva bene”, o, per lo meno, la storia della madre di Legolas andava approfondita un po’ di più.

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La chicca finale per gli appassionati del Signore degli Anelli è il momento in cui Thranduil consiglia al figlio di andare alla ricerca di un giovane ramingo di nome Granpasso. Ma i riferimenti alla trilogia dell’anello non finiscono qui. Il più, per così dire, inquietante, è quello che riguarda Saruman, che, dopo il mozzafiato combattimento iniziale tra i 9 Nazgul (realizzati benissimo dal punto di vista grafico) e le forze del bene, dice: “Lasciate Sauron a me!”.

Una delle scene che fanno più riflettere, è quella in cui si scopre che Bilbo ha l’Arkengemma: in quel momento un piccolo hobbit della Contea possiede i due oggetti più potenti del mondo e anziché cedere alla brama di potere che tanto facilmente corrompe uomini e nani, li usa per scopi pacifici. Nonostante Bilbo sia sempre più attaccato al suo anello, nessuna malvagità si fa spazio nel suo cuore, anzi l’amicizia coi nani e con Gandalf, nonché la sua speranza nel ritorno a casa (già vista in Sam), lo fanno andare avanti e gli fanno compiere le scelte giuste.frame_0000

Degna di nota è la sequenza che racconta la distruzione di Pontelagolungo, mentre le fiamme avvolgono la città, in un turbinio di acqua e fuoco, Smaug si svela in tutta la sua malvagità, prima di essere abbattuto dal coraggioso Bard aiutato in maniera abbastanza fantasiosa dal figlio. Diciamo “fantasiosa” perché effettivamente il bambino sarebbe dovuto rimanere quantomeno decapitato dalle piume della freccia nera.

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La storia d’amore tra Tauriel e Kili qui giunge ad una conclusione ed è ben interpretata dal nano, mentre l’elfa, a tratti, ci è sembrata un po’ innaturale, forse troppo “elficamente” insensibile o semplicemente inespressiva. Comunque il triangolo Legolas-Tauriel-Kili, pur essendo inedito e mai raccontato da Tolkien è assolutamente vincente ed emozionante, oltre a dare movimento alla trama, altrimenti troppo incentrata sulla battaglia.

Un po’ meno bella la scena dell’ultimo combattimento tra Thorin e l’Orco Bianco Azog che praticamente sconfitto e intrappolato sotto una lastra di ghiaccio, risorge con una mossa esageratamente irreale. Come ha fatto a far esplodere la lastra di ghiaccio e a saltare fuori dal lago ghiacciato quando prima faceva fatica a rompere il ghiaccio pur usando la sua mazza ferrata?

Per concludere questa parte spoiler, non possiamo che sottolineare come in questo film ci sia qualche esagerazione di troppo e qualche scena troppo irreale che rovina un po’ quello che comunque rimane un film da andare a vedere di corsa, al Cinema.

Articolo redatto in collaborazione con Maria Pozzi