Provato HTC Vive, ed è subito amore – Il mondo di Sofia

Sono in vacanza nelle meravigliose terre campane e ho approfittato del viaggio per incontrare gli amici di Hypothermic Games. Dopo un pranzo domenicale di quelli seri – che mi ha fatto venir voglia di trasformare questa rubrica in un blog di cucina – Marco mi ha vestita con visore, cuffie e controller e mi ha fatta entrare nel magico mondo della realtà virtuale. Stavo per avere il mio primo incontro con HTC Vive.

HTC Vive: un’esperienza immersiva davvero potente

Avevo già provato giochi in VR a Svilupparty, giocati con visore e controller. Non era stata un’esperienza particolarmente piacevole: nonostante l’impatto potente della scena in Realtà Virtuale ho vissuto l’utilizzo del controller come una fortissima limitazione. Il mio corpo soffriva nell’immobilità e la motion sickness (chinetosi) era tremenda. Sudavo freddo. Per quanto fosse stato suggestivo non avevo nessuna voglia di rifarlo, perlomeno non a breve. Così, mentre Marco mi girava intorno per equipaggiarmi e faceva partire il tutorial, io stavo in piedi timorosa chiedendomi quanto avrei resistito e soprattutto se sarei riuscita a non vomitare il pranzo.

Il sistema di realtà virtuale del Vive è composto da un visore con sistema di tracciamento incorporato, due controller anch’essi con sistema di tracciamento (da tenere in mano ma non necessariamente) e due base station: il rilevamento della posizione avviene tramite infrarossi e necessita uno spazio minimo di 2 m x 1.5 m (più informazioni qui). Questo rende possibili esperienze immersive a grandezza naturale all’interno delle quali ci si può muovere liberamente (sempre nei limiti dello spazio di gioco, che il sistema ci segnala quando stiamo per superare facendo comparire una specie di gabbia), tutta un’altra cosa rispetto alla combinazione visore – controller. L’illusione della presenza dopo poco era quasi totale (non fosse stata per i commenti divertiti che Marco e Maurizio facevano alle mie spalle e che sentivo nonostante le cuffie) e il corpo era naturalmente coinvolto. Mi piegavo, mi chinavo, mi allungavo, tentavo di appoggiarmi a oggetti inesistenti provando grosse fitte di delusione quando mi accorgevo che non mi potevano reggere. Nessun accenno di motion sickness. Era tutto semplicemente perfetto.

HTC Vive: tra l’entusiasmo…

Dopo il tutorial, molto carino e che mi ha fatta urlare di gioia come una bambina, Marco e Maurizio mi hanno fatto provare “Space Pirate Trainer” (disponibile su Steam): ero su una piattaforma accanto alla mia navetta spaziale, avevo due pistole e uno scudo e venivo attaccata da dei piccoli droni che sparavano laser. Non è un concept particolarmente originale ma è perfetto per un’esperienza in VR:  ginocchia piegate, posizione difensiva, braccio alzato e sparare ai droni è diventata improvvisamente un’attività interessante anche per una snob come me.

E dopo, qualcosa di completamente diverso: “The Cubicle” (anche questo lo trovate su Steam), un’esperienza narrativa non verbale sull’alienazione da lavoro. Mi sono trovata in un ufficio a raccogliere cartellette e infilarle dentro a degli schedari (e a tentare di appoggiarmi alla scrivania scoprendo che non mi reggeva con grosso disappunto) fino a quando hanno cominciato a succedere cose: i muri si sono alzati, poi abbassati, la stanza si è mossa… e non dico più altro, se non che l’esperienza è stata davvero bella, anche se breve e basata più sulla suggestione che sulla costruzione di un senso. Ovviamente finché stavo dentro lo spirito critico era completamente azzerato dalla meraviglia di vivere una narrazione in modo immersivo.

dentro a The Cubicle
Dentro a “The Cubicle”

Poi per concludere “Fantastic Contraption” (qui il link alla pagina su Steam) che forse è il gioco che mi ha entusiasmata meno ma che è oggettivamente interessante: l’obiettivo è costruire dei veicoli per trasportare un palloncino viola in diversi punti (più in alto, più in basso, fuori dal pavimento) utilizzando degli elementi che si possono ingrandire o accorciare a piacimento. Un puzzle ben riuscito, anche se alla lunga spostare tutti quei pezzi era faticoso e mi faceva rimpiangere il montaggio dei mobili Ikea. E poi ho provato il prototipo supersegreto del gioco che stanno sviluppando Marco e Maurizio di cui nulla si sa e nulla dovrà trapelare..

HTC Vive: …e lo spirito critico

Passato l’entusiasmo iniziale – se mai potrà passare del tutto – mi sono fermata a riflettere sulle grosse limitazioni che questa tecnologia pone a livello di fruizione e di game design. Al di là del costo elevato, la necessità di uno spazio dedicato è un grosso problema (e per me è il segno definitivo dell’impossibilità di avere un Vive a breve). Per quel che riguarda il game design il fatto di potersi muovere in uno spazio limitato riduce molto le possibilità di gameplay, che si concentra giocoforza sul coinvolgimento corporeo rendendo difficile l’esplorazione: per aggirare questo limite c’è chi utilizza il campo di gioco come una piattaforma e lo muove nella sua interezza, o chi opta per la soluzione del teletrasporto. Qualsiasi sia la soluzione scelta, un’azione apparentemente semplice e a cui siamo abituati nel videogioco “classico” come camminare diventa un problema se si progetta per il Vive, a meno di non rinunciare ad un’esperienza corporea e utilizzare un classico controller. E’ proprio la peculiarità di questo sistema a porre i limiti all’universo in cui possiamo interagire: l’immersività si paga con la limitazione data dallo spazio reale in cui si agisce. Sarà molto interessante vedere come il game design affronterà questo vincolo e quali soluzioni saprà trovare per trasformarlo in risorsa e portarci, col corpo, dentro ai mille mondi della fantasia, come e meglio che in un sogno ad occhi aperti.

“Il mondo di Sofia” è la rubrica della sviluppatrice indipendente Sofia Abatangelo su Webtrek. Ne “Il mondo di Sofia”, Sofia racconta i suoi videogiochi, i festival e le opere altrui non come giornalista o critico ma attraverso gli occhi dell’autrice e dell’artista. Trovate i giochi di Sofia sulla sua pagina di itch.io, piattaforma di distribuzione digitale, e trovate qui una sua lunga intervista di presentazione in cui Sofia si racconta come videogiocatrice e come sviluppatrice.

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