Spotify, gli spot cambiano e useranno i tuoi dati personali

Spotify è il servizio di streaming musicale più apprezzato e utilizzato al mondo, perché permette di ascoltare qualunque tipo di canzone, album e playlist in maniera totalmente gratuita. Ovviamente la gratuità del servizio è vincolata al fatto che l’utente debba sorbirsi una volta tanto degli spot pubblicitari da 30 secondi l’uno, ma a quanto pare gli iscritti non sono infastiditi da questa formula (o almeno così sembra stando al tasso di utilizzo della piattaforma!).

Proprio relativamente a questi utenti che usano Spotify in maniera gratuita, è tuttavia stata varata una misura che potrebbe non vederli poi così concordi: la società ha fatto sapere tramite le pagine del proprio blog che metterà a disposizione dei suoi inserzionisti le informazioni sugli utenti non paganti, come ad esempio l’età, il sesso e chiaramente i generi musicali preferiti. L’obiettivo? Fare in modo che gli annunci pubblicitari diventino più specifici e remunerativi.

Ora come ora gli utenti non paganti sono più di 70 milioni e sono sparsi a loro volta in 59 paesi in tutto il mondo, pertanto è altamente probabile – se non certo – che Spotify guadagnerà un sacco di soldi da questa mossa. E dato che ci si sposta verso gli annunci pubblicitari mirati per fasce di interesse, è inevitabile che saranno anche gli inserzionisti stessi a guadagnarci di più!

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