Super Mario Gender – Il mondo di Sofia

“Super Mario Run” è arrivato da pochissimi giorni sull’App Store raccogliendo entusiastico consenso ma anche parecchie critiche. Se la scelta di trasferire su mobile un modello business da gioco convenzionale e di non cedere al lato oscuro (né microtransazioni né DLC) non piace alle borse, le addette ai lavori non hanno apprezzato la rappresentazione della principessa Peach, sempre relegata al ruolo di damigella in pericolo. Soprattutto, non è piaciuta la schermata di introduzione, in cui la Dama Rosa invita Mario a una festa al castello, promettendogli una torta fatta da lei. E giù una pioggia di tweet.

E come dar loro torto? Il clichè della principessa da salvare è così vecchio che ha stufato perfino Disney. Eppure questi prevedibilissimi tweet insieme a quest’articolo molto logico pubblicato su Recore hanno scatenato la vena misogina di larga parte della stampa italiana che riporta la notizia facendo passare fra le righe il messaggio che la colpa sia delle solite femministe esagerate, a partire dai titoli: “accusato” di sessismo. Accusato? Io vedo da un lato una critica articolata e condivisibile, dall’altro lato i tweet polemici che accompagnano inevitabilmente qualsiasi fenomeno mainstream. Ma quando si parla di questioni di genere ogni opinione diventa accusa. E orde di Troll a commentare: “e dove andremo a finire”, “è così da sempre e se ne accorgono solo con Super Mario Run” eccetera eccetera. Alla fine è tutta colpa del Gender. Ora, è innegabile che Peach sia rappresentata in modo datato e stereotipato, come del resto Mario, idraulico italiano basso, tarchiato e coi baffi (è già tanto che Peach non gli abbia cucinato una pizza!). Ed è prevedibile che questo tipo di rappresentazione vada a scontentare una grossa fetta di pubblico, specialmente tenendo conto del fatto che il mercato mobile è quello in cui il gender gap tra giocatori e giocatrici è più ristretto. C’è forse qualcosa di cui stupirsi? La reazione indignata della stampa e della comunità di gamer è forse l’unica cosa assurda della vicenda.

Ma vorrei mettere un attimo da parte queste ovvietà e andare oltre. Uno di questi tweet, devo ammettere, mi ha infastidita e non poco: l’ho trovato, nel suo evidenziare il sessismo della rappresentazione di Peach, a sua volta sessista. Perché dovrebbe essere automaticamente “più figo” fare la DJ invece che fare una torta? Nella lotta di liberazione dai ruoli di genere che ci vengono imposti noi, donne, ci siamo riappropriate di tutte le attività considerate appannaggio dei maschi che ci erano prima precluse; ma resta irrisolto il rapporto con quelle attività ancora considerate “da femmine”. Disqualificare queste attività, considerarle “meno”, significa perpetrare implicitamente una forma di sessismo subdola e che valida solo quello che è stato per secoli genderizzato al maschile. È il sessismo delle battutine omofobe, di quelli che chiedono a una coppia gay chi dei due fa “la donna”. È anche il sessismo di quelle che, all’interno dei movimenti femministi, disprezzano tutte coloro che non si pongono in diretto antagonismo con il modello femminile canonico. Dobbiamo renderci conto che non si riuscirà mai ad ottenere una vera parità di genere finché non realizzeremo che non c’è niente di male ad essere rosa e ad amare le torte.

“Il mondo di Sofia” è la rubrica della sviluppatrice indipendente Sofia Abatangelo su Webtrek. Ne “Il mondo di Sofia”, Sofia racconta i suoi videogiochi, i festival e le opere altrui non come giornalista o critico ma attraverso gli occhi dell’autrice e dell’artista. Trovate i giochi di Sofia sulla sua pagina di itch.io, piattaforma di distribuzione digitale, e trovate qui una sua lunga intervista di presentazione in cui Sofia si racconta come videogiocatrice e come sviluppatrice.

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