Vuoi un personaggio femminile in Battlefield 1? Comprati il DLC
“Call of Duty: WW2” avrà la possibilità di giocare come personaggi femminili nelle sue modalità multiplayer, possibilità aggiunta persino nella versione rimasterizzata (quasi un remake) di “Call of Duty 4: Modern Warfare”, “Call of Duty: Modern Warfare Remastered”, e presente nei suoi videogiochi dal 2013. Anche quando Lizardcube ha pubblicato il remake di “Wonder Boy 3: The Dragon’s Trap”, intitolato “Wonder Boy: The Dragon’s Trap”, ha aggiunto la possibilità di giocare con un personaggio femminile, Wonder Girl, al posto del classico Wonder Boy. Sia che l’ambientazione sia fantastica, come quella di “Wonder Boy: The Dragon’s Strap”, sia che sia realistica o storica, come quelle di un “Modern Warfare” o della Seconda Guerra Mondiale, la necessità di accogliere un pubblico più ampio, e di rappresentare effettivamente il ruolo delle donne nei conflitti, è ormai importante per tutti gli sviluppatori. L’esempio più spettacolare di questo spirito di accoglienza è sicuramente “Overwatch”, nonostante la rappresentazione razzista e carnevalesca, tipica di Blizzard, che fa delle varie etnie. E, diciamolo, essere inclusivi, non offensivi, non razzisti, non misogini garantisce oggi anche un buon ritorno di immagine e non capisco quale produttore voglia rinunciare a questo. Per esempio, non capisco perché Electronic Arts abbia deciso di permettere di giocare come personaggi femminili in “Battlefield 1”, ma solo a pagamento tramite DLC.
Alcuni eserciti, anche importanti come quello francese, sono stati esclusi dalla campagna base di “Battlefield 1”, costruita secondo l’immagine che gli Stati Uniti d’America hanno della Prima Guerra Mondiale. Proprio l’esercito francese è stato aggiunto nel primo DLC di “Battlefield 1”, “They Shall Not Pass”, mentre il secondo DLC “In the Name of the Tsar” introduce l’esercito russo insieme ai personaggi femminili che facevan parte dei Battaglioni femminili della morte (il nome è storicamente accurato) formati dal Governo provvisorio russo dopo l’abdicazione dello zar, nelle fase finali della Prima Guerra Mondiale. La scelta di introdurre comunque lati della Prima Guerra Mondiale meno esplorati, seppur attraverso DLC, potrebbe apparire lodevole, se non fosse che alcune di queste caratteristiche, e mi riferisco alla possibilità di interpretare personaggi femminili, erano previste nel progetto originale di “Battlefield 1” e sono state eliminate da EA per poi essere reintrodotte sotto pagamento come DLC.
Nella campagna single-player è giocabile un personaggio famminile, Zara Ghufran, ma Amandine Doget, ex programmatuore in DICE, ha raccontato in una serie di cinguettii su Twitter come i personaggi femminili siano stati eliminati da Electronic Arts perché (udite udite) non sarebbero risultati credibili “allo zoccolo duro di giocatori maschili”. Lo stesso zoccolo duro che ora protesta per la presenza di donne nel multiplayer di “Call of Duty: WW2” mentre festeggia la presenza di nazizombi che ehi loro sì sono storicamente accurati (e non mi sto riferendo a Marine Le Pen).
Alla fine parliamo di un videogioco con giocatori che resuscitano misteriosamente, di un videogioco dove è possibile far apparire in pozzanghere uno squalo gigante. Davvero per qualcuno il problema sarebbe la possibilità di scegliere un personaggio femminile nel suo multiplayer? Il punto è, ancora, un’errata scelta delle priorità, un modo sbagliato di guardare il pubblico: le armi possono non essere realistiche, i periodi storici possono essere un po’ confusi, possono esserci zombi, ma se metti una persona di colore o una donna fuori posto, o in un posto che può sembrare sbagliato al maschio bianco eterosessuale che non conosce il periodo storico ma ha giocato a tutti i videogiochi che lo riguardano… beh quello è un problema. Questo è spesso un modo per chiudere ulteriormente al pubblico più che accoglierlo, una giustificazione che giustifica se stessa: se non metto personaggi diversificati ho un solo tipo di pubblico e allora non ha senso mettere personaggi diversificati. “In the Name of the Tsar” sarà disponibile a fine estate su PC, Xbox One e PlayStation 4.