Tecnologia e sport: perché sensori e dispositivi wearable faranno la differenza

Come si può facilmente intuire, anche nell’universo sportivo la tecnologia sta cambiando notevolmente le carte in tavola. Sia le discipline a livello professionistico che quelle ricreative stanno cambiando. Nel settore del tennis, ad esempio, sono i sensori a rappresentare la principale innovazione che comincerà a diffondersi sempre di più.

Il mondo del tennis si sta evolvendo sempre di più da un punto di vista tecnologico, con la realizzazione di racchette e capi d’abbigliamento sempre più performanti: insomma, in un’epoca orientata sempre di più all’ambito tech, è abbastanza facile intuire come anche i grandi campioni debbano fare sempre più attenzione a tutti questi aspetti.

Uno dei tennisti che stanno crescendo maggiormente e che anche usando la tecnologia sta pianificando i suoi allenamenti per sviluppare sempre di più le potenzialità è il russo Medvedev, che è stato intervistato dal blog sportivo L’insider. Dopo l’exploit realizzato agli Australian Open 2021, anche gli addetti ai lavori e gli appassionati di scommesse sportive ormai lo ipotizzano come uno dei candidati più evidenti alle prime due posizioni del ranking mondiale. Come è stato sottolineato dal suo allenatore Gilles Cervara, però, il tennista russo dovrà fare ulteriori passi in avanti a livello di attenzione ai dettagli e di maturità nell’affrontare la gestione della partita. Si tratta di dettagli, ma che a livelli del genere fanno la differenza.

Tennis e sensori

Come detto in precedenza, il tennis del futuro si svilupperà anche basandosi sull’applicazione dei sensori con l’intento di raccogliere dati e statistiche, la cui analisi si potrebbe rivelare fondamentale per il miglioramento delle prestazioni degli atleti. La prima variante commerciale di questo tipo di sensori è stata lanciata nel lontano 2013, con la proposta di Babolat Play. Da quel momento in avanti, tale tecnologia si è diffusa in misura notevole.

Ci sono diverse ricerche che hanno confermato come nel decennio che va dal 2020 al 2030, il mercato dei sensori per le racchette da tennis subirà un’ulteriore crescita. Da cosa sarà favorita tale aumento? Soprattutto dalla diffusione sempre più a macchia d’olio dei device IoT, ma anche dal fatto che numerose accademie ne faranno sempre più uso, con la realizzazione di comunità di scambio dati, con l’obiettivo ultimo di poter definire delle strategie per poter eccellere sempre di più.

Al giorno d’oggi, però, i dati che vengono raccolti tramite i sensori sono ancora abbastanza grezzi e non riescono a garantire alcun tipo di informazione utile dal punto di vista strategico in una partita a tutti gli effetti. Per poter raggiungere tale obiettivi, invero, serve analizzare ed elaborare tali dati sfruttando degli algoritmi piuttosto complessi.

A cosa servono i sensori sulle racchette

L’attivazione di tali sensori, che sono inevitabilmente collegati a delle specifiche applicazioni, consentono di ottenere svariate metriche. Tra quelle maggiormente utili per dei giocatori di tennis troviamo indubbiamente la rotazione, la potenza, la posizione dell’impatto, il quantitativo di colpi, le tipologie di tiro, le tipologie di rotazione, la rapidità di rotazione oppure quella a cui si muove la palla e il tracking in real time.

Con il passare del tempo, però, si punterà sempre più spesso anche a sensori che non verranno applicati esclusivamente sulle racchette, ma che verranno anche indossati da parte dell’atleta. Una soluzione che si adatta espressamente alle esigenze di quei tennisti a cui non piace molto cambiare di frequente le proprie racchette: indossando i sensori in maniera corretta, si possono ottenere dei dati piuttosto precisi e, in alcuni casi, si vanno ad agganciare agli arti dell’atleta nei punti prossimi rispetto alle articolazioni, come ad esempio i gomiti, il polso, ginocchia e caviglie.

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