Virginia: Impressioni dalla demo

505 Games (Digital Bros) e Viable State hanno annunciato oggi la data di uscita dell’interessante “Virginia”, thriller in prima persona per PlayStation 4, Xbox One e Steam (per PC e Mac). “Virginia” sarà disponibile in versione digitale a partire dal 22 settembre 2016, ma su Steam potete già trovare e scaricare gratuitamente la sua demo, che ho provato e di cui condividerò in questo articolo alcune primissime impressioni.

“Virginia” è un thriller interattivo in prima persona influenzato dalle serie televisive degli anni 90, quando fantascienza, horror e poliziesco si mescolavano in classici come “Twin Peaks” e “The X-Files”. Nel 1992 l’agente cadetto dell’FBI Anne Traver (che è il mio punto di vista nella vicenda) e il suo superiore, Maria Halperin, indagano sulla sparizione di Lucas Fairfax, un ragazzino del remoto paese rurale di Kingdom, in Virginia. L’indagine, che alterna realtà e sogno (come appunto in “Twin Peakes”), è destinata a svelare non solo oscuri segreti della città e della sua comunità, ma anche quelli del supervisore Halperin.

Da questa descrizione potreste pensare a “Virginia” come a qualcosa di simile a “Firewatch”: uno stile grafico luminoso che accende i panorami americani, un ambiente in cui muoversi a volte seguendo una trama e a volte più liberamente, dialoghi con personaggi secondari (stavolta molteplici e visibili), un mistero da svelare e delle scelte da fare. Ma provando la demo di “Virginia” capisco che questo thriller non assomiglia per niente a “Firewatch” e ricorda più “30 Flights of Loving” e la sua narrazione lineare in prima persona. “Virginia” è, più che un gioco, un racconto interattivo vissuto in prima persona, un telefilm visto dagli occhi della sua protagonista.

virginia

È diviso in scene, tagliate e montate proprio come in un telefilm, e in ogni scena ho una interazione minima o nulla con gli ambienti, gli oggetti o i personaggi. A volte non posso neanche camminare, e la mia libertà è limitata a spostare lo sguardo e a cliccare col tasto sinistro quando è necessario farlo. È così che inizia la storia: io e Maria Halperin siamo di fronte alla casa dei Fairfax, loro aprono, io clicco col tasto sinistro e mostro il mio tesserino. La scena sfuma nell’interno: Maria sta facendo qualche domanda ai genitori, io posso muovermi liberamente ma l’unica interazione possibile, l’unica strada che ho, è andare in camera del ragazzino, aprire il suo armadio e scoprire che nasconde una camera per lo sviluppo di fotografie e un quaderno zeppo di disegni.

“Virginia” ha un montaggio cinematografico e la tridimensionalità e l’immersione dell’esplorativo in prima persona. E non pare sia questo il suo solo merito: “Virginia” riesce, almeno nella sua demo, a raccontare le interazioni tra i personaggi, le situazioni, gli eventi, senza mai dire una parola. “Virginia” è totalmente muto. Persino i testi sembrano ridotti al minimo. Una scelta che sicuramente rappresenta un importante risparmio dal punto di vista del budget ma che rende l’atmosfera di “Virginia” ancora più enigmatica, inquietante, sospesa. È difficile per ora capire se questa opera riuscirà a gestire bene una narrazione così impegnativa e pesante per tutta la sua durata e se riuscirà a non durare troppo o troppo poco (soprattutto considerando che la sua rigiocabilità potrebbe rivelarsi nulla). Ma non vedo l’ora di scoprirlo.

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