The Game Awards non sono (ancora) gli Oscar del videogioco, ma vogliono diventarlo
I The Game Awards 2016 sono stati, come ogni premiazione, pieni di alti e bassi. Si parla di arte e dei suoi autori, ma si pubblicizzano anche rasoi per la barba e si lotta per uno spazio in cui mostrare il trailer mentre i premi, che dovrebbero essere centrali nell’evento, vengono detti a volte in maniera disordinata e soprattutto disattenta, senza dare alcun peso ad alcune categorie, relegandone altre al pre-show, quindi al di fuori di The Game Awards 2016 vero e proprio e, infine, riuscendo anche a dimenticarsi proprio di consegnare uno dei primi. Sul serio: non hanno consegnato il premio alla Best Fan Creation perché se lo son dimenticato.
The Game Awards, creato da Geoff Keighley, è al suo terzo anno di vita ed è probabilmente riuscito a farsi riconoscere, secondo la volontà del suo autore, come “gli Oscar del videogioco”, anche se non ho mai sentito di una premiazione degli Oscar in cui i premi venissero dati in fretta e furia per far spazio alla pubblicità di una nuova mappa di un gioco e in cui una categoria venisse dimenticato. The Game Awards è diventato forse più famose per le anteprime mostrate (questo anno BioWare ha fatto vedere il primo gameplay di “Mass Effect: Andromeda” e Kojima ha mostrato un nuovo trailer di “Death Stranding”), ma devo riconoscere che i premi assegnati sono stati (quasi) tutti sensati, dei veri riconoscimenti per obiettivi concreti raggiunti dai giochi. Per esempio “Overwatch”, con i suoi venti milioni di giocatori e il peso che avrà probabilmente in futuro sull’intero genere sparatutto/MOBA, è stato dichiarato gioco dell’anno, e “Pokémon GO”, fenomeno sociale e grande successo per dispositivi mobili, è stato giustamente riconosciuto come miglior gioco per piattaforme portatili. Ma una categoria come “Trending Gamer” (“videogiocatore di tendenza”) non ha assolutamente senso, soprattutto se non riesce neanche a portare in gara una videogiocatrice, e si nota una preoccupante carenza di giochi non americani, o comunque non occidentali. The Game Awards si propone come “gli Oscar del videogioco” anche nella sua visione americanocentrica dell’industria di cui vuole parlare.
The Game Awards 2016. Overwatch è il gioco dell’anno
Il vero vincitore di The Game Awards 2016 è stato “Overwatch” (qui la nostra recensione), che si è portato a casa quattro premi, tra cui il Game of the Year Award, dimostrando cosa può fare un videogioco unicamente multiplayer, e quale sia il peso del nuovo sparatutto Blizzard nel futuro del genere. Oltre al Game of the Year Award “Overwatch” ha vinto il premio come miglior videogioco multiplayer (Best Multiplayer Game) e come miglior eSport (Best eSport Game), e Blizzard ha vinto, per “Overwatch”, il premio per la migliore direzione (Best Studio/Game Direction, che viene assegnato appunto all’intero studio e non al singolo gioco). “Pokémon GO” è stato giudicato il miglior gioco per sistema portatile (Best Mobile/Handeld Game, la categoria riunisce sia console portatili sia dispositivi mobili), e miglior gioco per la famiglia (Best Family Game), cioè per tutte le età. “DOOM” (qui la nostra recensione) ha vinto come miglior gioco d’azione (Best Action Game) e per la sua colonna sonora originale (Best Music/Sound Design), realizzata da Mick Gordon che si è anche esibito dal vivo durante i The Game Awards 2016 in uno dei momenti migliori della nottata. “Inside” (qui la nostra recensione) ha vinto per la miglior direzione artistica (Best Art Direction) e come miglior gioco indipendente (Best Independent Game) e “Uncharted 4: Fine di un ladro”, con un risultato forse deludente considerando le sue otto candidature, ha vinto il premio per la migliore narrazione (Best Narrative) e quello per la miglior interpretazione (Best Performance), assegnato al lavoro di Nolan North, voce di Nathan Drake (trovate qui la nostra recensione di “Uncharted 4: Fine di un ladro”). Proprio il discorso di ringraziamento di Nolan North ha però sollevato vari dubbi.
The Game Awards 2016. Il discorso di Nolan North
Ascoltando la prima volta il discorso di Nolan North, al momento della sua premiazione come Best Performance per Nathan Drake in “Uncharted 4: Fine di un ladro”, mi è sorto un dubbio: stava attaccando lo sciopero dei doppiatori americani? Non avendone mai parlato qui su Webtrek, vi spiego un momento il contesto in cui tutto è avvenuto: La SAG-AFTRA (Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists) si è impegnata negli ultimi due anni a rinegoziare i contratti tra i doppiatori e le grandi compagnie di videogioco. I doppiatori solitamente neanche sanno a cosa stanno lavorando, son costretti a doppiare linee di testo senza conoscerne il contesto, non ricevono royalties sui giochi a cui hanno lavorato e sono sottoposti a gravi danni alle corde vocali. Dopo 19 mesi di negoziato, non riuscendo a trovare un accordo, la SAG-AFTRA ha allora iniziato con uno sciopero, il cui hashtag è #PerformanceMatters (“gli attori contano”).
Nolan North ha richiamato esplicitamente l’hashtag, con un discorso però piuttosto ambiguo che è stato da molti interpretato come un attacco alla SAG-AFTRA e al suo sciopero. “Performance matters. La performance conta. La performance di ogni progettista, di ogni programmatore, di ogni persona talentuosa e che lavora duro che lavora in quell’ufficio [cioè in Naughty Dog]. Quella performance è tanto importante… e conta più della mia. E questo è importante in questo giorno, in questo momento, con tutto questo parlare che se ne fa a proposito. Perché senza la loro performance, la mia performance non conterebbe. Neanche esisterebbe.”
Può essere visto come un attacco polemico al sindacato, ma considerando che Nolan North ha pubblicamente appoggiato lo sciopero mi sembra improbabile e vorrei dare un’altra lettura al suo intervento: Nolan North sta mettendo accanto doppiatori e programmatori, progettisti e in generale gli artisti che lavorano ai videogiochi. Quello che North vuole dire, credo, è che i doppiatori non sono l’unica categoria danneggiata dal comportamento dei produttori e delle corporazioni, ma che esistono nell’industria videoludica tante altre categorie maltrattate e sottovalutate. Durante le fasi finali dello sviluppo dei videogiochi AAA è diffusa per esempio la pratica del “crunch”, una forma di violento sfruttamento in cui gli sviluppatori vengono costretti a dormire in ufficio e a lavorare sino a 80 ore alla settimana per raggiungere la data di scadenza, senza vedere per giorni le loro famiglie. Amy Hennig, creatrice di “Uncharted” e persona citata da Nolan North proprio nel suo discorso, ha per esempio preso una chiara posizione contro questa pratica.
The Game Awards 2016. That Dragon, Cancer vince il Games for Impact Award
L’annuncio del Game for Impact Awards è stato uno dei momenti più grotteschi di The Game Awards 2016. La YouTuber iJustine, specializzata nel fare le facce strane mentre apre scatole, e lo YouTuber MatPat (“The Game Theorists”), specializzato in bizzarre teorie sui videogiochi e su copertine dei video letterate male, hanno annunciato il vincitore, “That Dragon, Cancer”, con un entusiasmo fuori luogo di cui immagino (spero) si siano loro stessi vergognati quando si son accorti di cosa parlasse il gioco che avevano premiato e che loro, evidentemente, non conoscevano. Ryan Green, autore del gioco autobiografico che racconta i pochi anni di vita del figlio malato di cancro (trovate qui la mia recensione, volontariamente senza voto, di “That Dragon, Cancer), è salito sul palco, commosso, e ha tenuto un magnifico discorso su come l’arte e il videogioco possano raccontare il dolore e “non solo ciò che vogliamo essere, ma anche ciò che siamo”. “Spesso nei videogiochi abbiamo la possibilità di scegliere come siamo visti. I nostri avatar e i nostri tweet e il lavoro che facciamo hanno tutti lo scopo di rappresentare la storia che abbiamo voluto raccontare al mondo, il motivo per cui le nostre vita hanno valore. Ma qualche volte una storia è scritta su di noi, o è raccontata a causa nostra, o nonostante la nostra volontà. E rivela le nostre debolezza, i nostri fallimenti, le nostre speranze e le nostre paure. Ci avete permesso di raccontare la storia di mio figlio Joel. Nel finale, non era la storia che avrei voluto raccontare. Ma avete scelto di amarci attraverso il nostro dolore, avete dimostrato di volervi fermare, e ascoltare, di non volervi girare dall’altra parte. E spero che quando saremo tutti disposti a vedere il prossimo, a vederci a vicenda non solo in base a come vogliamo essere, ma in base a chi siamo, a chi ci è toccato essere, questo atto di amore, questo atto di grazia, possa cambiare il mondo.”
The Game Awards 2016. Altri premi
“Rez Infinite” ha vinto come miglior gioco per la Realtà Virtuale (Best VR Game), “Dishonored 2” come miglior gioco d’avventura/azione (Best Action/Adventure Game), “The Witcher 3: Wild Hunt – Blood and Wine” vince come miglior videogioco di ruolo (Best RPG), “Street Fighter 5” come miglior picchiaduro (Best Fighting Game), “Civilization 6” come miglior gioco di strategia (Best Strategy Game) e “Forza Horizon 3” (qui la nostra recensione) come miglior videogioco di sport e corse (Best Sports/Racing Game). Il videogioco più anticipato (Most Anticipated Game) è “The Legend of Zelda: Breath of the Wild”, mentre i fan hanno votato Coldzera, giocatore di “Counter-Strike: Global Offensive”, come miglior giocatore competitivo (Best eSports Player), Cloud 9 come miglior squadra (Best eSports Team), Boogie2988 come Trending Gamer e la mod per “The Elder Scrolls 5: Skyrim” “Endereal: The Shards of Order” come Best Fan Creation. Quest’ultimo premio non è stato però assegnato durante la notte dei The Game Awards 2016, ma appare come vincitrice sul sito e Geoof Keighley ha confermato a Kotaku di essersi dimenticato di annunciarlo. Il premio come Best Fan Creation (miglior creazione dei fan, miglior fangame) era diventato controverso quando due dei candidati, “Another Metroid 2 Remake” e “Pokémon Uranium”, sono stati rimossi dalla lista delle nomination perché, ha spiegato Keighley, The Game Awards avrebbe rischiato problemi con Nintendo, che ha di recente ottenuto la loro eliminazione da internet insieme a quella di molti altri fangame.