PUBG introduce un sistema di matchmaking che sa un po’ di region lock

PUBG Corp è un po’ in ritardo nello svelare la roadmap per il 2018 di PlayerUnknown’s Battlegrounds, ma anticipandone su Steam i contenuti ha anche parlato del nuovo sistema di matchmaking che sta introducendo nel gioco.

A dicembre del 2017 abbiamo annunciato che stavamo considerando un limite massimo al ping per migliorare l’ambiente di gioco per i nostri giocatori. Questo aggiornamento è stato rimandato perché le risorse della squadra sono state concentrate sul bloccare e prevenire l’uso dei trucchi. PUBG sta ora introducendo un metodo sperimentale che speriamo dia risultati anche migliori di quello che avevamo considerato prima.

Invece del metodo che avevamo considerato divideremo i giocatori per il matchmaking in base al ping. Questo vuol dire che gli utenti con ping inferiori avranno priorità durante il matchmaking. La squadra si aspetta di migliorare l’esperienza complessiva dividendo i giocatori in questo modo piuttosto che bloccando la connessione a seconda del ping. Ci stiamo preparando a sperimentare il metodo in qualche regione e le prime prove avverranno questa settimana.”

In realtà i giocatori occidentali aspettavano un cambiamento nel sistema di matchmaking per un motivo: volevano un modo perché fosse bloccato l’accesso da parte di account cinesi alle loro partite. PUBG è un gioco enormemente popolare, ma deve questa popolarità soprattutto alla Cina, dove non è ancora disponibile ufficialmente ma è già molto giocato attraverso Steam, una piattaforma che laggiù si trova in una zona grigia di dubbia legalità.

Secondo quanto avvertito dai giocatori e secondo quanto è stato affermato da chi si occupa di fermare i cheater in PlayerUnknown’s Battlegrounds è però dalla Cina che provengono i trucchi e i chater del gioco. Questo ha fatto nascere una certa rabbia razzista e anti-cinese nella comunità di PUBG e la richiesta di bloccare l’accesso degli account cinesi ai server occidentali.

Brendan Greene, autore del gioco, non è d’accordo con l’introduzione di un region lock (come non è d’accordo con la xenofobia che accompagna le proteste contro i giocatori cinesi). “Sì, la maggioranza dei trucchi viene dalla Cina, ma questo non vuol dire che tutti i giocatori cinesi siano cheater. L’idea che siccome c’è qualche uovo guasto venga bloccato un intero Stato è un po’ reazionaria” disse lo sviluppatore a Kotaku.

Ma regolare il matchmaking in base al ping avrebbe in qualche modo lo steso risultato: un account cinese connesso a un server americano, per esempio, ha sicuramente un ping elevato, e se questo ping venisse svantaggiato rispetto a quelli bassi dei giocatori americani (o se venisse persino bloccato) sarebbero parzialmente isolati i giocatori cinesi.

fonte PUBG Corp su Steam
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