GQ a quanto pare pensava che i giocatori di eSport fossero stupratori

Per quanto gli eSport siano ancora solo una piccola parte dell’industria del videogioco stanno già attraendo denaro, sponsor, pubblicità e attenzione dei media. Gli eSport stanno venendo guardati con interesse anche da Comitato Internazionale Olimpico, che spera di trovare un modo per introdurli all’interno dei Giochi Olimpici per attirare nuovamente pubblico giovane, e “StarCraft 2” di Blizzard Entertainment sarà giocabile durante le Olimpiadi Invernali 2018 nel villaggio olimpico (insieme a “Steep” di Ubisoft, gioco ufficiale dell’evento). Considerare sport e disciplina olimpica gli eSport, marchi commerciali posseduti da compagnie che ne controllano il codice e ne modificano arbitrariamente le regole, sarebbe secondo me un ulteriori e grave allontanamento dai principi per cui le Olimpiadi sono nate, ma il mondo degli sport tradizionali ha accolto la notizia in modo ancora peggiore.

Andy Mitten, giornalista calcistico, ha scritto sull’edizione inglese di GQ un articolo, intitolato “Are eSports Goint to Replace the Beautiful Game?” in cui viene discusso un futuro in cui gli eSport sostituiranno gli sport nel cuore della gente. Mi è capitato di vedere per caso l’articolo su Twitter, ricinguettato da una persona che seguo, e ho deciso di dargli una lettura per vedere come venisse discusso l’argomento. Dopo una introduzione lunghissima (gli eSport vengono citati solo al dodicesimo paragrafo, dopo una interminabile sviolinata sull’amore di Mitten per il Manchester United e sull’assenza di ragazzi negli stadi) l’articolo si concentra principalmente su un’intervista a Sam Mathews, fondatore di Fnatic.

È il solito articolo fatto da una persona che non conosce la materia e destinato a persone che non conoscono la materia (“la squadra ha persino un allenatore” afferma Mitten parlando di Fnatic), un genere di articoli che, nella loro ingenuità, possono aiutare stampa non specializzata e pubblico ad avvicinarsi comunque a questi argomenti. Ma a un certo punto Mitten, descrivendo i giocatori professionisti di eSport, li descrive in un modo che mette i brividi. “Incassano milioni con premi, onorari e mechandise. Hanno fan e fan club e cantano ritmicamente il loro nome, cambiano squadra. E sembra persino che qualcuno di loro abbia avuto esperienze consensuali a letto.” Penso che sia una banalità dire che i videogiocatori professionisti di eSport fanno sesso, anche tanto da quanto mi risulta, o che comunque fanno e non fanno sesso come tutte le altre persone al mondo, come atleti impegnati in continui viaggi in tutto il globo e in allenamenti. Ma davvero Mitten pensava che lo stupro fosse diffuso nell’ambiente? Davvero? E quando questo articolo è finito sul tavolo del redattore capo di GQ davvero nessuna ha detto che forse non dovrebbe scrivere cose come “pensavo che i giocatori di LoL non facessero sesso se non stuprando le persone”? [AGGIORNAMENTO 17/11 GQ ha rimosso la frase, senza informare i lettori del cambiamento]

fonte GQ
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